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ALTALEX NEWS


mercoledì 2 maggio 2012

Le liberalizzazioni, da handicap ad opportunità. L'avvocatura raccoglie la sfida

Le liberalizzazioni, da handicap ad opportunità. L'avvocatura raccoglie la sfida
Articolo di Giuseppe M. Valenti 23.04.2012
A valle del congresso straordinario di Milano, dopo la conversione del decreto 1/12, il collegato lavoro e l'avvio definitivo della mediazione, realismo e buon senso dicono che è opportuno mettere un punto e voltare pagina, cominciando a costruire un nuovo orizzonte col materiale che, sia pure in forma eruttiva, ci è piovuto addosso ed è ormai cristallizzato. Quindi, pur col rimpianto che con una diversa linea politica da parte dell'avvocatura e delle professioni si poteva probabilmente ottenere un risultato meno erratico, non è utile soffermarsi sulle occasioni mancate più di quanto non sarebbe inveire in gramaglie contro il destino (o il governo) cinico e baro.
Invece appare opportuno mettersi subito al lavoro per utilizzare questa novellazione come opportunità, con la consapevolezza che in una certa misura suoi difetti e limiti possono essere contenuti e finanche ribaltati a favore degli avvocati, se questi ultimi saranno capaci di rapportarsi ad essi non più con un emotivo rifiuto, ma col pragmatismo applicativo del giurisperito e la capacità prospettica del giureconsulto.
Per questo sono stati innanzi tutto presentati alcuni schemi contrattuali (contratto di assistenza legale, in conseguenza all'abolizione delle tariffe; statuto di società professionale con limitazione statutaria di partecipazione riservata ai soli soci professionisti; contratto di lavoro professionale). Si è poi ipotizzata la costituzione a cura degli ordini di un fondo rotativo per l'anticipazione, dietro cessione del relativo credito, dei compensi maturati per le difese d'ufficio e il gratuito patrocinio, valendosi anche del ricorso ai confidi, ora esplicitamente previsto.
Tutto questo va visto nell'insieme di favorire un'aggregazione dal basso che consenta la ricostruzione di un'avvocatura tendenzialmente e prevalentemente ceto medio, anziché sagittalmente divisa in pochi baroni e molti contadini. In mancanza di correttivi, infatti, tra dieci anni ci sarà una quantità statisticamente significativa solo di professionisti sopra i 150/200.000 euro di reddito o sotto i 30/35.000. Il problema è che i primi saranno il 10/15 % e gli altri l'85/90%. Chi riesce a entrare nel primo gruppo è salvo, ma chi ha 30/40 anni e fa oggi 40.000 euro all'anno, se pretende di fare l'artigiano individuale, che prospettiva ha, salvo quella di qualche estrema specializzazione di nicchia? E quante nicchie possono essere occupate? Per i più non c'è alcuna speranza.
E tuttavia da questa pessima prospettiva nessuno può sentirsi escluso, perché questa divaricazione incide sulla stabilità previdenziale, ove tale stato ha già determinato la richiesta di passaggio al sistema contributivo, il quale può assicurare solo il 50% del reddito del professionista in attività. in altre parole, per assicurarsi una sopravvivenza decente da pensionato bisogna puntare a portare la media dei redditi a 75/80.000 euro all'anno, o in alternativa ad aumentare sensibilmente le aliquote di contribuzione, già oggi sopportate a fatica da molti, e che farebbe ulteriormente assottigliare redditi già magri.
Non potendo essere accettabile quest'ultima strada, occorre analizzare le ragioni della divaricazione e trarne gli elementi per invertire la tendenza. I principali motivi risiedono in un eccesso di concorrenza e nella polverizzazione dimensionale degli studi. Il primo non è assoluto, ma si riscontra soprattutto in alcuni rami del contenzioso di massa, quasi tutti afferenti al processo civile, cronicamente collassato. Il secondo è dovuto alla mancanza, sino ad oggi, di un modello organizzativo di esercizio collettivo e multidisciplinare della professione, che ha confinato sempre più l'avvocato nel ghetto del processo statale, sino a farcelo identificare.
Ma l'avvocato questo processo può solo promuoverlo, non governarlo: una volta incardinato, il suo governo appartiene, e vieppiù dopo le novellazioni della procedura civile, al giudice e all'amministrazione giudiziaria. Una camicia di nesso, se si considera la prassi generalizzata dell'incasso del compenso, salvo qualche anticipo per le spese, a babbo morto, cioè alla fine di un giudizio che mediamente dura sette anni. Così l'avvocato con lo studio mononucleare è costretto a inseguire il processo e le sue disfunzioni, magari aumentando i processi per poter sostenere l'incertezza e la dilatazione temporale dei compensi a fronte di costi certi e crescenti.
Per anni l'avvocatura ha chiesto alla politica interventi sul processo e sull'amministrazione della giustizia, ma già dal 2007 si è avuta la consapevolezza della inadeguatezza delle risorse statali rispetto alla domanda di giustizia, fenomeno che peraltro investe l'intera europa, e deve ricercarsi nell'accelerazione degli scambi la cui patologia genera il contenzioso. L'impossibilità di continuare a socializzare i costi del processo implica da un lato una tendenza al trasferimento sull'utenza di quote sempre maggiori degli oneri processuali, dall'altro la ricerca di alternative stragiudiziali e/o paragiudiziali alla giurisdizione statale, come le authorities o gli adr, il cui accesso non è riservato per il tramite dell'avvocato. Questa circostanza è spesso percepita dalla comunità forense (che per i motivi indicati identifica il suo ruolo sociale solo o prevalentemente nel processo, e non nella generale tutela degli interessi del cives) come un arretramento dello stato e una sottrazione di funzioni e occasioni professionali.
Di qui l'incomunicabilità con la politica e la società, che vedono invece in quest'atteggiamento un arroccamento a tutela di pretese rendite di posizione, rappresentate dalla riserva legale della difesa processuale.
Già nella conferenza nazionale di Napoli del 2005 l'avvocatura aveva preso coscienza di questo stato, teorizzando - prima tra tutte - la unitarietà dei principi dell'agire professionale come riferibili a tutte le professioni costituite in ordini, da considerarsi complessivamente parte sociale distinta ed autonoma dall'impresa, presupposto logico e ontologico per il riconoscimento della possibilità del lavoro d'equipe e multidisciplinare.
Ciò aveva consentito l'affermazione della possibilità ed opportunità di esercizio collettivo della professione, dall'associazione temporanea per specifici incarichi alle varie forme societarie, purché solo tra professionisti iscritti in albi. E nello stesso tempo l’avvocatura aveva immaginato che ciò avrebbe certo comportato la nascita di studi multilivello, con la necessità di dettare principi e garanzie per collaboratori non soci e praticanti. Inoltre nel 2008 era stata anche elaborata una teoria, che, prendendo le mosse dalla conclamata e irreversibile crisi della giurisdizione statale, immaginava, con l'applicazione del principio di sussidiarietà, l'assunzione da parte delle formazioni sociali intermedie della gestione del servizio giustizia, tanto nella sua forma autoritativa dell'ordine dato, che in quella convenzionale dell'ordine negoziato.
Molti di tali spunti, sia pur realizzati parzialmente e malamente, si possono rinvenire e recuperare nella decretazione degli ultimi tempi. e se, come abbiamo detto, l'avvocatura, pur avendo saputo anticipare tempi e soluzioni del legislatore, non ha poi saputo negoziare con quest'ultimo le soluzioni applicative migliori, può però usare oggi la propria sapienza giuridica per avvicinarle ai propri principi e riproporsi come avanguardia delle professioni intellettuali, soggetto politico significativo ed essenziale della classe dirigente.
Ma questo passa per l'acquisita autocoscienza di un ruolo di collettività sociale custode di una conoscenza pratica non sussumibile al di fuori di essa, attinente alla funzione di problem solving e pacificatore sociale prima e in luogo del giudice. Su questo assunto si fonda la richiesta di modifica della disciplina sulla mediazione nel senso di parificare al verbale di conciliazione l'accordo raggiunto direttamente dalle parti assistite dai rispettivi avvocati, la temporaneità del regime di obbligatorietà e la necessità dell'assistenza legale in tali procedure.
Ma naturalmente uno scenario di questo genere non guarda solo all'esterno, ma anche all'interno: una categoria cosi numerosa e diversificata deve avere verso la società una rappresentanza democratica e proporzionale di tutte le sue componenti secondo i principi dell'art. 39 cost. (e, quale corpo sociale intermedio, conforme alla teoria degli ordinamenti di santi romano), il che implica la centralità del congresso nazionale forense quale assemblea generale dell’avvocatura, ma deve altresì accettare e rispettare il principio del giusto procedimento disciplinare, che presuppone la terzietà del giudicante. Una terzietà che deve anche apparire, oltre che essere tale.
E’ quindi opportuno e necessario che gli organi disciplinari siano distinti e incompatibili coi consigli dell'ordine territoriali, ma allo stesso modo va preservata la giurisdizione domestica in capo al cnf, perché essa è per l'avvocato una garanzia indispensabile di indipendenza: dovendo scegliere, meglio spogliare il cnf delle incombenze amministrative pur di conservargli la sua alta natura di giudice speciale, custode della deontologia.
Non si può rivoluzionare per decreto un sistema, per quanto obsoleto e poco efficiente, senza valutare l'impatto socioeconomico della riforma né adottare strumenti e percorsi di accompagnamento e ammortizzazione.
Prevedere società di capitali, per di più anche con soci non professionisti, in un contesto di professionisti senza capitale o comunque liquidità, senza quindi preoccuparsi di favorire la loro aggregazione con idonei strumenti di accompagnamento equivarrebbe a creare i presupposti per un latifondo e un bracciantato intellettuale, esattamente come fece nel 1865 ai contadini del sud la legge sulla liquidazione dei beni ecclesiastici.
Ma se i professori decretanti non ci hanno pensato, noi come collettività custode non solo della sapienza giudica astratta, ma anche della sua concreta applicazione come verifica d'impatto nella società e analisi economica del diritto, possiamo realizzare delle soluzioni convenzionali tipo e adottarle, occupando lo spazio giuridico e di mercato generato dalle liberalizzazioni prima che altri si organizzino cogliendoci inadeguati e impreparati.
Al contrario possiamo e dobbiamo puntare ad espanderci oltre il processo statale. Sfruttando l'opportunità della elevata domanda di consulenza e assistenza qualificata e la necessità di servizi giuridici sul territorio alternativi, sussidiari e complementari ad esso. Tutto ciò comporta inevitabilmente una quota di oneri di riqualificazione che si dovrà socializzare, come pure la promozione attraverso supporti e agevolazioni delle forme di aggregazione e la risoluzione di alcuni nodi, come quello dello status previdenziale delle società professionali.
Ed è su questi nodi che bisogna focalizzare le richieste, e non su una generica protesta in nome di un modello ottocentesco che non potremo mai più riavere in ragione del radicale mutamento di contesto, generato dal tramonto dello stato nazionale giurisdizionale come aggregazione sociale sovrana o comunque apicale, essendo ormai nell’era della transizione verso il modello emergente di impero geoeconomico, cui l'Unione Europea tende, sia pure confusamente e inconsapevolmente, a conformarsi.
(Altalex, 23 aprile 2012. Articolo di Giuseppe M. Valenti. Resoconto della tavola rotonda Post fata resurgo. Le liberalizzazioni: da Handicap ad opportunità. L’Avvocatura raccoglie la sfida organizzata in Rovereto il 13 aprile 2012 dall'associazione Futuro Merita)

estratto da http://www.altalex.com/index.php?idu=108063&cmd5=90ccb63eedaa8e8f0566596a94157526&idnot=17986






Conferimento di incarico professionale con compenso forfetario e palmario (Bozza di convenzione 23.04.2012)

Conferimento di incarico professionale con rinvio alle tariffe (Bozza di convenzione 23.04.2012)

Costituzione di società (Bozza di statuto 23.04.2012)

Le liberalizzazioni: da handicap ad opportunità. L'avvocatura raccoglie la sfida (Convegno in Rovereto 13.04.2012)

Lavoro professionale forense (full-time) (Bozza di contratto 13.04.2012)

19 commenti:

Anonimo ha detto...

Nessuno di questi teorici ha capito che tra qualche anno se passerà il meccanismo delle società di capitali i colossi stranieri si insedieranno sul territorio impiegando non manodopera italiana ma rumena , albanese, cinese a basso costo fatturando invece milionate di euro e attuando un meccanismo di sfruttamento del capitale umano degno del peggior capitalismo. Gli stessi teorici parrucconi pietiranno di poter marcare il loro cartellino marcatempo alla holding di turno . Idee per contrastare il meccanismo? non solo non ne hanno nessuna ma sbandierano rimedi inutili quali la specializzazione che in un'ottica globale di questo tipo servirà solo a spianare più facilmente il campo a questi meccanismi che renderanno al contempo impraticabile il diritto di difesa del cittadino. Una classe dirigente incapace di contrastare questi meccanismi alle porte dell'Avvocatura si sarebbe dovuta dimettere in tronco. Invece, sono ancora tutti lì incardinati sulle poltrone al vertice della più assoluta cecità sulle prospettive future. I barbari alle porte di Roma sguainano le loro asce e falci e loro non solo non li vedono ma neppure li temono facendo la corte a finanza e mercato che credono di poter dirigere e l'Italia sta pur vedendo a che prezzo.

Anonimo ha detto...

ma gli avvocati non hanno ancora capito che le loro rappresentanze di categoria non sono affatto dissimili dai sindacati dei lavoratori? gli affari li fanno in pochi in danno di molti

Anonimo ha detto...

perchè non mandate al diavolo i capoccioni da cui vi state facendo rovinare?

Anonimo ha detto...

quando scioperate io non capisco mai per quale motivo lo fate. Ma non potreste essere più chiari?

Anonimo ha detto...

ma nei sindacati degli avvocati come funziona? si eredita la carica?

Anonimo ha detto...

non siete certo più svegli degli operai. ci imbrogliano tutti nello stesso modo. ma voi non siete avvocati? bella figura

Anonimo ha detto...

scusa, ma l'opportunità quale sarebbe?

Anonimo ha detto...

ma i rappresentanti li votate? come è possibile allora che scegliete così male?

Anonimo ha detto...

ve la vendono bene per infinocchiarvi a dovere SVEGLIATEVI

Anonimo ha detto...

ma cosa andranno a fare gli avvocati che resteranno senza lavoro

Anonimo ha detto...

per me non ci fate una bella figura

Anonimo ha detto...

"possiamo e dobbiamo puntare ad espanderci oltre il processo statale. Sfruttando l'opportunità della elevata domanda di consulenza e assistenza qualificata e la necessità di servizi giuridici sul territorio alternativi, sussidiari e complementari ad esso" dove sarebbe l'elevata domanda di consulenza? e in cosa consisterebbero i servizi giuridici alternativi, sussidiari e complementari? l'articolista ha già esperienze del settore - intendo concrete - oppure teorizza tanto per parlare? Intanto, dato che ci sarebbe tutto questo lavoro ben retribuito perchè non comincia lui?

Anonimo ha detto...

ma chi ha scritto l'articolo vive e lavora in Italia?

Anonimo ha detto...

questo parla come i politici

Anonimo ha detto...

ma chi lo ha scritto è un avvocato? cioè noi altri dovremmo uscire dal mercato in cui vorrebbe restare lui?

Anonimo ha detto...

quali consulenze? quele bloccate dalle raccomandazioni? ecco una bella liberalizzazione! liberateci dagli inciuci

Anonimo ha detto...

non so se mi pubblicate, ma lo dico lo stesso. Questo era in una fase di delirio , ma che mondo ha visto? qui ormai non si arriva alla fine del mese, siamo oberati di costi e di tasse e non si può neppure pagare i debiti. Ma ci vuole prendere in giro o cosa?

Anonimo ha detto...

sono un giovanissimo avvocato, preoccupata per il mio futuro. Ovunque io vada a chiedere un colloquio mi rispondono che non prendono collaboratori a causa di un netto calo del lavoro. Chi cerca legali per fare consulenze li vuole raccomandati ...

JUS&LAW ha detto...

Carissimi, se ve ne fosse bisogno, vorrei precisare che io non condivido affatto quanto si afferma in questo articolo. Il miopensiero lo potete leggere nell'articolo http://amalialamanna.blogspot.it/2012/06/la-sfida-contro-la-riforma.html

e più in generale su tutto quanto sta accadendo nell'articolo
http://amalialamanna.blogspot.it/2012/07/la-dittatura-dello-spread-e-la.html
ma per quanto io non condivida affatto, do spazio alle varie voci e al libero pensiero di tutti, senza censure

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