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ALTALEX NEWS


lunedì 10 gennaio 2011

Bologna, neonato muore di freddo e fame.

Un gravissimo fatto di cronaca che è costato la vita di un neonato morto di stenti in piazza Maggiore a Bologna ha determinato la Procura della Repubblica di Bologna ad aprire un'inchiesta.
Il fatto è inaccettabile e lo è ancora di più se si considerano le spese che i cittadini sostengono per il sociale. Nonostante tutto ciò, un neonato muore di stenti praticamente davanti al Comune di Bologna in Piazza Maggiore davanti alle istituzioni . Trovo inaccettabile un fatto del genere. E reputo che i servizi sociali vadano riorganizzati e collegati anche con le associazioni di volontari per rendere efficace il servizio e dare ratio alla spesa.
Sui fatti, si riporta l'articolo di cronaca da un quotidiano volutamente non di Bologna dato che i giornalisti bolognesi non si sono curati sino ad ora della vita di queste persone.
Bologna, neonato muore di freddo e fame. alvati il gemello e una sorellina
La famiglia viveva in strada. Il Comune: la madre ha sempre rifiutato gli aiuti. La Procura apre un'inchiesta. dal sito web http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=133905&sez=HOME_INITALIA&ssez=PRIMOPIANO
ROMA (10 gennaio) - Devid Berghi, un bimbo di appena 23 giorni - che viveva con il gemellino, una sorellina di un anno e mezzo e la mamma in strada e spesso nella biblioteca Sala Borsa, nel centro di Bologna, per cercare riparo dal freddo - è morto il 5 gennaio all'ospedale Sant'Orsola in seguito ad una crisi respiratoria, probabile conseguenza delle difficili condizioni in cui viveva. I suoi due fratellini sono stati ricoverati nello stesso policlinico per precauzione, ma le loro condizioni sono buone.Madre italiana, 37 anni, padre pure italiano, la famiglia - che formalmente risulta residente in via Tovaglie, nel centro storico - di giorno aveva trovato più volte riparo in Sala Borsa, la biblioteca civica multimediale del Comune di Bologna, in piazza Nettuno. L'intervento del 118 risale al 4 gennaio, quando un'ambulanza ha soccorso il piccino in piazza Maggiore e lo ha trasportato d'urgenza al pronto soccorso del Sant'Orsola, dove i medici si sono subito resi conto delle sue condizioni molto gravi. Il neonato è stato ricoverato in rianimazione, ma non ha superato una crisi respiratoria e il giorno dopo, vigilia dell'Epifania, è morto.«Ho fatto entrare il padre al caldo, in negozio, ma non era lucido. La madre stava fuori e piangeva. Lui invece continuava a tenere in braccio questo bimbo, che sembrava già morto. Era bluastro. Non respirava più», racconta un dipendente della farmacia comunale di piazza Maggiore, uno dei primi, ad allertare i soccorsi per il neonato. La farmacia ha l'ingresso di fianco alla porta principale di Palazzo D'Accursio, sede del Comune, su un lato della piazza, alla destra, guardando la basilica di San Petronio. «Erano da poco passate le 15. Una collega mi ha avvertito, e mi ha descritto la scena, dicendomi che era già stata chiamata un'ambulanza. Sono uscito e ho visto, subito fuori dal portico, un capannello di persone intorno a questi genitori». Il padre, ha detto il farmacista, sembrava sotto choc. «Non era lucido, con lui non si riusciva ad interagire». Vista la gravità della situazione e poichè i soccorsi non arrivavano, il farmacista ha spiegato di aver fatto entrare l'uomo dentro, con il bambino, per riparararsi. Poi ha di nuovo provato a chiamare il 118. «Quando ho telefonato, mi hanno detto che l'ambulanza era appena arrivata. Infatti sono di nuovo uscito sulla piazza, e l'ho vista». Partita per l'ospedale, un ultimo particolare gli è rimasto impresso: «Si è presentato questo signore, dicendo di essere il nonno. Portava una carrozzina vuota, ci ha chiesto se la potevamo custodire noi».Le condizioni del gemellino di Devid e della sorellina «fortunatamente sono ottimali», ha detto il prof.Mario Lima, direttore della Chirurgia pediatrica del S.Orsola: «Abbiamo consigliato ai genitori il loro ricovero per eseguire accertamenti che potessero escludere un'eventuale patologia riferibile al fratellino. Al momento, per le indagini strumentali che abbiamo fatto, non abbiamo rilevato alcun tipo di contagio o di infezione. È stato un atto precauzionale». Le condizioni di Devid erano invece fin da subito critiche: «Il bambino è stato condotto immediatamente in rianimazione pediatrica. Aveva problemi di tipo respiratorio e probabilmente anche di tipo cardiocircolatorio, in funzione del primo. Ha comunque avuto tutta l'assistenza necessaria e ottimale, anche da parte dei sanitari del 118 in piazza Maggiore». I funerali del piccino sono già stati celebrati.Procura Bologna apre un'inchiesta. Il procuratore aggiunto di Bologna, Valter Giovannini, ha aperto un fascicolo sul decesso di David Berghi. L'inchiesta è stata affidata al pm Alessandra Serra, che fa parte del gruppo di magistrati della Procura che si occupa di fasce deboli. «Si cercherà di capire cosa è successo» hanno spiegato in Procura. Dall'ospedale Sant'Orsola è già stata eseguita un'autopsia di carattere amministrativo, il cosiddetto riscontro diagnostico. Il Pm Alessandra Serra ha dato una dettagliata delega alla Squadra Mobile, che si è già mossa per acquisire tutta la documentazione del caso, a partire appunto dal riscontro diagnostico, che dovrebbe stabilire le cause di morte. Gli esiti del riscontro dovrebbero essere noti domani. Come accade di routine in situazioni che hanno bisogno di un approfondimento, pur trattandosi di un decesso per cause naturali, è stata fatta l'autopsia amministrativa. L' approfondimento si è reso necessario da parte dell'ospedale visto che non è possibile con un bambino di venti giorni fare un'anamnesi, cioè la raccolta di informazioni dal paziente per formulare la diagnosi.Il Comune: la madre rifiutava gli aiuti. «Da quello che abbiamo potuto ricostruire fino ad ora, la madre era una povera donna che aveva sempre rifiutato aiuti ed assistenza», dice Anna Maria Cancellieri, commissario straordinario di Bologna, dopo le dimissioni di Delbono. In passato la donna aveva avuto altri due bambini - oltre ai due gemelli e ad una sorellina - che le erano stati tolti dai servizi e dati in affido. «In occasione di un pranzo di solidarietà, l'ultimo dell'anno - ha proseguito Cancellieri - era stata avvicinata da due operatori che le hanno chiesto se aveva bisogno. Ma come aveva detto altre volte, non ha chiesto nulla. In questi casi ci vuole un minimo di partecipazione». La madre di Devid in dieci anni ha avuto cinque figli con tre diversi uomini e ne ha sposato un altro, un extracomunitario. Insieme al quale, ufficialmente, risiede ancora in un appartamento in affitto in centro, via Tovaglie. Questo raccontava agli operatori dei servizi, quando le chiedevano dove passasse le notti. I primi due bambini, nati nel 2001 e nel 2003, le erano stati tolti e dati in affido. Un anno e mezzo fa, aveva partorito un'altra bambina, che ha vissuto a lungo con la nonna, in un'altra città. I due gemelli sono il frutto dell'unione con l'ultimo compagno, un senzatetto di origini toscane, conosciuto nelle strutture di accoglienza. In uno dei contatti con i servizi, a novembre, la donna aveva nascosto la gravidanza e gli operatori non se ne erano accorti. «Vestiva abiti larghi e aveva una corporatura robusta», si è giustificata Maria Grazia Bonzagni, responsabile del dipartimento dei servizi alle famiglie.Il 13 dicembre, il parto. In quell'occasione i servizi ospedalieri inviarono una mail al quartiere di riferimento, per chiedere se la donna fosse seguita. Un messaggio a cui è stata data risposta affermativa il giorno dopo. Il 29 dicembre i neonati e la madre sono stati dimessi dall'ospedale. Da quel momento, la famiglia è stata vista per due volte: una nella biblioteca Sala Borsa, il 30 dicembre. L'altra ad un pasto di solidarietà, l'ultimo dell'anno.Caritas Bologna: lacune e carenze dei servizi sociali. Per il direttore della Caritas diocesana di Bologna, Paolo Mengoli, la morte del neonato è il segno di «una carenza dei servizi sociali in genere e di lacune non piccole. A questa città manca un vero padre di famiglia. I servizi dovrebbero avere la possibilità di valutare le situazioni, senza rimandarle alle calende greche». Mengoli ha spiegato di conoscere «da non molto tempo» la coppia. Poco prima di Natale la donna aveva partorito due gemelli. Uno è deceduto appunto all'ospedale Sant'Orsola, probabilmente di stenti e freddo, mentre l'altro è ancora ricoverato nel reparto di Pediatria con una sorellina di un anno e mezzo. Il direttore Caritas ha raccontato di averli visti ad un pranzo di solidarietà l'ultimo dell'anno. Ha detto anche di aver parlato ieri con il padre e che questi gli ha comunicato la morte del piccolo di appena venti giorni. In ogni caso, la vicenda «fa capire cosa sono le nuove povertà. Questo è il classico esempio della disgregazione familiare. Lo dico senza acrimonia, e la responsabilità non so di chi sia, ma c'è un'organizzazione che non funziona».Diliberto: che razza di paese stiamo diventando? «Tristezza mista a rabbia. È ciò che ho provato nel leggere la notizia del neonato morto di stenti in piazza Maggiore a Bologna. Ma che razza di Paese stiamo diventando se persino nella civilissima Bologna avvengono fatti simili? Cosa abbiamo fatto di male per arrivare a tanto? - dice Oliviero Diliberto, portavoce nazionale della Federazione della sinistra - All'inizio pensavo di aver letto male, poi di aver travisato, infine, davanti all'evidenza della notizia, mi sono bloccato un attimo a riflettere, e riflettendo mi sono chiesto se e quanta colpa ha anche la parte sinistra della politica, alla quale appartengo, quando avvengono fatti del genere. Mi sono risposto: tante. Nel non aver saputo combattere in maniera determinata contro la superficialità che impera in Italia, nel non aver saputo contrastare con forza il modello 'usa e gettà che alberga nella società e nel non aver saputo sostituire il modello berlusconiano, che antepone la forma alla sostanza, l'astratto al concreto, la propaganda alla verità. Quel neonato morto di stenti interroga tutti noi e impone una riflessione. E se non la facciamo tutti, singolarmente e collettivamente, ci sommergerà di vergogna. Perchè prima ancora che la politica provi a dare risposte, sarà la richiesta di civiltà dei cittadini a spazzarla via per sempre».

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