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Tutta l’equipe medica (non solo il chirurgo che opera, ma anche i suoi aiuti) risponde, con il risarcimento dei danni e la condanna penale per lesioni, dei gravi errori commessi nel corso di una operazione, come dimenticare garze o pinze nell’addome. Lo sottolinea la Cassazione confermando la colpevolezza di un vice primario pugliese. Il caso Un aiuto primario ha sostenuto che non era colpa sua se durante un intervento su una paziente il primario aveva lasciato le garze laparotomiche nella pancia della malcapitata signora. La Suprema Corte (sentenza 36580/09) ha invece affermato che deve essere considerata «corale» l’attività dell’equipe medica quando «riguarda quelle fasi dell’intervento chirurgico in cui ognuno esercita il controllo del buon andamento di esso». Quindi, tutto il personale «deve partecipare ai controlli volti a fronteggiare il frequente e grave rischio di lasciare nel corpo del paziente oggetti estranei». Invece le colpe sono dei singoli quando i ruoli e i compiti sono «distinti nettamente». In tal caso, dell’errore risponde «il singolo operatore che abbia in quel momento la direzione dell’intervento, o l’errore sia riferibile ad una specifica competenza medica». In sostanza, «l’anestesista non potrà certo rispondere dell’errore del chirurgo e il chirurgo non risponderà di una inidonea somministrazione di anestetico». Ma se c'è una svista eclatante pagano tutti.
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