E' più difficile espellere i genitori immigrati se il rimpatrio danneggia i figli minori
dal sito web http://www3.lastampa.it/i-tuoi-diritti/sezioni/famiglia-successioni/news/articolo/lstp/372869/
Aumentano le tutele per i minori figli di immigrati irregolari a rischio di espulsione: la Cassazione (21799/10) ha decisoche non si possono mandare via gli stranieri genitori, anche quelli che hanno commesso reati, nel caso in cui il loro allontanamento dall’Italia, tramite il rimpatrio, abbia riflessi negativi sul generale equilibrio psico-fisico dei bambini.
Il casoLa Suprema Corte ha accolto il ricorso di una signora africana condannata per sfruttamento della prostituzione e raggiunta da foglio di via. Contro l’espulsione si è rivolta alla Cassazione facendo presente di avere tre figli ai quali il suo rimpatrio avrebbe nuociuto, anche se i ragazzini proprio per il «comportamento poco attento della madre» sono stati dati in affido part-time a una famiglia fin dal 2003. Secondo la Suprema Corte i «gravi motivi» che, in base alle norme sull’immigrazione, consentono la temporanea autorizzazione del genitore con foglio di via, a rimanere in Italia, debbono essere interpretati in maniera elastica tale da non essere applicati solo alle «situazioni di emergenza o alle circostanze contingenti ed eccezionali strettamente collegate alla salute» del minore, ma a un ventaglio molto più ampio di circostanze. Tra i «gravi motivi» vanno ricomprese tutte le circostanze in grado di produrre «qualsiasi danno effettivo, concreto, percepibile ed obiettivamente grave che in considerazione dell’età o delle condizioni di salute ricollegabili al complessivo equilibrio psico-fisico derivi o deriverà certamente al minore dall’allontanamento del familiare o dal suo definitivo sradicamento dall’ambiente in cui è cresciuto». Secondo la Cassazione si tratta di «situazioni di per sè non di lunga o indeterminabile durata, e non aventi tendenziale stabilità e che pur non prestandosi ad essere preventivamente catalogate e standardizzate, si concretano in eventi traumatici e non prevedibili nella vita del fanciullo che necessariamente trascendono il normale e comprensibile disagio del rimpatrio suo o del suo familiare».
Il casoLa Suprema Corte ha accolto il ricorso di una signora africana condannata per sfruttamento della prostituzione e raggiunta da foglio di via. Contro l’espulsione si è rivolta alla Cassazione facendo presente di avere tre figli ai quali il suo rimpatrio avrebbe nuociuto, anche se i ragazzini proprio per il «comportamento poco attento della madre» sono stati dati in affido part-time a una famiglia fin dal 2003. Secondo la Suprema Corte i «gravi motivi» che, in base alle norme sull’immigrazione, consentono la temporanea autorizzazione del genitore con foglio di via, a rimanere in Italia, debbono essere interpretati in maniera elastica tale da non essere applicati solo alle «situazioni di emergenza o alle circostanze contingenti ed eccezionali strettamente collegate alla salute» del minore, ma a un ventaglio molto più ampio di circostanze. Tra i «gravi motivi» vanno ricomprese tutte le circostanze in grado di produrre «qualsiasi danno effettivo, concreto, percepibile ed obiettivamente grave che in considerazione dell’età o delle condizioni di salute ricollegabili al complessivo equilibrio psico-fisico derivi o deriverà certamente al minore dall’allontanamento del familiare o dal suo definitivo sradicamento dall’ambiente in cui è cresciuto». Secondo la Cassazione si tratta di «situazioni di per sè non di lunga o indeterminabile durata, e non aventi tendenziale stabilità e che pur non prestandosi ad essere preventivamente catalogate e standardizzate, si concretano in eventi traumatici e non prevedibili nella vita del fanciullo che necessariamente trascendono il normale e comprensibile disagio del rimpatrio suo o del suo familiare».
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