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ALTALEX NEWS


mercoledì 25 luglio 2012

Banca restituisce i soldi a cliente: la Spagna crea un precedente

Banca restituisce i soldi a cliente: la Spagna crea un precedente

Il Giudice Olga Martin ha motivato la decisione rivendicando per il cliente il diritto ad una corretta informazione sul servizio finanziario sottoscritto


È la prima volta, e non solo in Spagna, che una sentenza di Tribunale  obbliga un istituto di credito a far recedere da un contratto precedentemente stipulato un cliente a cui non erano state fornite in maniera esaustiva le debite spiegazioni sulla natura del servizio sottoscritto, recante condizioni di cui era ignaro e, per di più, non in linea con le sue caratteristiche di piccolo investitore/risparmiatore.
A chi non è mai capitato di entrare in una banca e firmare “sulla fiducia” (“Guardi, metta pure una firma qui, grazie”) fascicoli su fascicoli di fogli con scritte e diciture in caratteri microscopici, ai limiti della leggibilità? Proprio laddove dovremmo, invece, sempre prestare particolare attenzione a dove mettiamo la nostra firma…
È quanto accaduto anche ad un impiegato di magazzino di Pontevedra, piccola città della regione autonoma della Galizia di circa 81.000 abitanti, a cui era stato proposto dal Novagalicia Banco un contratto apparentemente sicuro…
Era il 2008 quando il nostro impiegato cinquantaquattrenne, Josè Luis Castro Mendez (in cui tanti di noi potrebbero riconoscersi), chiedeva di poter ritirare parte dei 10.000 euro investiti in “azioni privilegiate” su un conto deposito ad alto rendimento aperto presso l’istituto, uno dei maggiori della Galizia. Si trattava, per la precisione, di 2.440 euro per l’acquisto di una macchina, che gli vennero accordati subito. I problemi cominciarono nel momento in cui, per ulteriori necessità economiche sopravvenute nel frattempo, il cliente richiese alla banca di ritirare tutti i soldi depositati e gli fu detto che questo prelievo era semplicemente impossibile. In quell’occasione, infatti, scoprì di aver sottoscritto – del tutto ignaramente, in base a quanto stabilito in sede processuale – un contratto che vincolava i propri depositi fino – nientemeno – al 31 dicembre 2050!
La situazione si è sbloccata ora che il giudice titolare del processo, Olga Martin, ha dato ragione all’impiegato, cui spettano i 7.560 euro rimanenti del suo deposito più gli interessi (non irrisori, trattandosi di “azioni privilegiate” ad alto rischio), mentre le spese processuali rimangono interamente a carico del Novagalicia Banco.
Nella motivazione della sentenza si legge come l’argomento principale che ha fatto pendere la bilancia della giustizia dalla parte dell’impiegato sia stata la formazione di un suo “consenso erroneo”, dato che la banca diede al proprio cliente un’informazione “inadeguata, falsa ed insufficiente. Fatto tanto più grave, nel momento in cui si proponeva un prodotto “ad alto rischio” ad una persona a cui, come riconosciuto dal giudice, “mancava completamente ogni conoscenza di base in materia finanziaria, e che “non avrebbe mai firmato” se avesse saputo che i suoi risparmi erano di fatto immobilizzati fino al 2050.
In base alle ultime notizie , il Novagalicia Banco ha rinunciato a ricorrere contro la sentenza che lo hacondannato per truffa nei confronti del proprio cliente. Ma questo singolo caso costituisce una pessima pubblicità per le banche iberiche, già in grave crisi di sottocapitalizzazione ed in attesa di 100 miliardi di aiuti dall’Europa. Secondo le stime della Audiencia Nacional (una sorta di Corte di Cassazione spagnola),potrebbero essere fino a 500.000 le persone inconsapevolmente truffate in maniera similare a quella del caso in questione in tutta la Spagna, per un importo pari a circa 30 milioni di euro. Il rischio è l’esplosione di una vera e propria polveriera.
Senza auspicare catastrofi, si deve tuttavia sottolineare come, a volte, sia proprio da piccoli casi, apparentemente secondari, che nascono le maggiori innovazioni giudiziarie in materia di tutela dei diritti individuali, quale quello ad una corretta ed esaustiva informazione.
Quel che pare certo è che, dopo la sentenza del Tribunale di Pontevedra, le banche dovranno garantire un migliore servizio nell’informare dettagliatamente i propri clienti. E non solo in Spagna ma, in prospettiva, anche altrove in Europa e nel mondo.
Il caso, molto probabilmente, è infatti destinato a creare un positivo precedente a tutela dei cittadini piccoli risparmiatori i quali, a meno di non essere esperti conoscitori della materia economico-finanziaria, spesso si trovano a sottoscrivere contratti di cui ignorano (e su cui a volte, colpevolmente, vengono tenuti all’oscuro) le precise caratteristiche.

estratto da: http://www.leggioggi.it/2012/07/23/banca-restituisce-soldi-cliente-la-spagna-crea-un-precedente/
Pubblicato da il 23 luglio 2012 alle 08:07 in Europa

La condena por "engañar" con las preferentes supone delito de estafa

Una jueza de Cambados obliga a Novagalicia Banco a devolver 7.560 euros a un cliente que "no fue debidamente informado de las características de riesgo"

PÚBLICO.ES Madrid 15/07/2012 14:11 Actualizado: 15/07/2012 20:19
El presidente de Novagalicia Banco, José Maria Castellano (i), y el Consejero delegado, Cesar Bueno, al inicio de la rueda de prensa que ofrecieron esta semana en la sede social en Santiago de Compostela.

El presidente de Novagalicia Banco, José Maria Castellano (i), y el Consejero delegado, Cesar Bueno, al inicio de la rueda de prensa que ofrecieron esta semana en la sede social en Santiago de Compostela.EFE

La sentencia del juzgado de instrucción número 1 de Cambados, Olga Martín, que ha condenado a Novagalicia Bancoa devolverle a un cliente de Meaño (Pontevedra) 7.560 euros, más los intereses legales, correspondientes a las participaciones preferentes que compró el 3 de noviembre del 2008, constituye un precedente en el que se pueden fundamentar querellas penales contra las entidades financieras que hayan ofertado ese mismo producto a sus clientes, han afirmado a Público.es letrados que ya están tramitando casos similares.
Según informó La Voz de Galicia, la jueza ha estimado "íntegramente" la demanda interpuesta por el afectado, J.L.C.M., y ha considerado "nulo" el contrato de compra de estas participaciones "por error del consentimiento" y porque "al demandante se le ofertó engañosamente un producto que supuestamente" cumplía las condiciones de "liquidez inmediata" que el cliente había solicitado como "determinante" para suscribirlo. La sentencia dictamina, asimismo, que queda probado que el demandante "no fue debidamente informado de las características de riesgo alto y posible iliquidez que presentaba el producto en cuestión".
Además, considera que "en ningún momento se le manifestó que el contrato suscrito tenía un vencimiento a 31 de diciembre de 2050, y que si lo hubiera sabido nunca lo hubiera firmado".
Del contenido de este veredicto se desprende, según la abogada Lidia Falcón, que no se trata de un caso civil de "vicio de voluntad" --una de las causas para anular un contrato o convenio porque una de las partes no tiene capacidad suficiente para comprender las obligaciones a las que se compromete--, sino de un "delito penal", puesto que "engañar en un contrato, dando una versión engañosa o falseada en la cantidad o cualidad de las cosas, es la definición misma de la estafa".
"Los bancos dieron información engañosa con propósito de lucro y de causar perjuicio"Falcón, que actualmente representa en Barcelona a un grupo de denunciantes que han sido víctimas del fraude bancario de las participaciones preferentes, subraya que va a defender a sus clientes "por la vía penal", puesto que se puede demostrar que las entidades financieras "dieron información engañosa a sus clientes con propósito de lucro y de causar perjuicio" a los querellantes, lo que constituye claramente un delito penal. Especialmente porque todo indica que hubo una voluntad concertada, y órdenes generalizadas desde las directivas bancarias, para realizar esas ofertas engañosas a los clientes de mayor edad y menos conocimientos financieros, quienes sin duda iban a aceptarlas sin comprenderlas.
Si los millares de demandas civiles reclamando la devolución del dinero perdido en las operaciones de participaciones preferentes se transforman en querellas penales por estafa contra entidades bancarias de casi todas las comunidades de España, el caso tendrá que ser asumido por la Audiencia Nacional como una de los mayores fraudes jamás cometidos en el conjunto del Estado español, ya que se estima que el número de estafados asciende a más de 500.000 y la cantidad defraudada a unos 30.000 millones de euros.
En el caso de Cambados que se acaba de sentenciar, aunque cabe recurso ante la Audiencia Provincial de Pontevedra, el demandante es un empleado de almacén que, según consta en el veredicto, "carece de profundos conocimientos en materia financiera". Era cliente de la antigua Caixanova desde hacía muchos años, por lo que se presentó en su oficina bancaria para constituir un depósito con 10.000 euros que tenía ahorrados, confiando plenamente que le ofrecerían lo mejor para sus intereses
Novagalicia Banco, por su parte, sostiene que el cliente conocía la naturaleza del producto que había adquirido ya que se le entregó un tríptico del folleto informativo, que percibió puntualmente los rendimientos de las participaciones suscritas y que realizó el "test de idoneidad", según recoge La Voz de Galicia

Unos valores que no entendían ni los empleados que los ofertaban

A principios de julio, el Juzgado de Primera Instancia número 3 de Girona condenó a Bankia adevolver 28.565 euros a un jubilado, de 78 años y con escasa formación financiera, que invirtió esa cantidad en la adquisición de participaciones preferentes en 2008 y 2009 en Caixa Laietana (integrada en el banco en 2010).
En este caso, el fallo judicial pone de relieve que la complejidad de este producto financiero era tan elevada que ni la directora de la sucursal que colocó las preferentes a este cliente dominaba sus características. 
estratto da: http://www.publico.es/espana/439666/la-condena-por-enganar-con-las-preferentes-supone-delito-de-estafa

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